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La zona di media intensità colturale

    La zona di media intensità colturale.

    Tra il Preappenninico tirrenico, il Matese e l’Appennino Sannita si inserisce una zona di media attività agricola, che comprende le fertili valli e conche interne e le dolci ondulazioni collinari che rendono vario e riposante il paesaggio. Essa ha una maggiore intensità colturale rispetto alla precedente e si distingue per la grande diffusione del seminativo arborato e delle colture legnose (vite, alberi da frutta polposa, pomacea e con guscio), specializzate e promiscue, e per la notevole floridezza dei boschi. Il suolo è piuttosto fertile per l’abbondante materiale alluvionale e piroclastico, la popolazione abbastanza fitta e ben distribuita sui campi, ai quali dedica assidue cure.

    Il paesaggio è assai interessante per la plastica del terreno, per la floridezza delle colture e del bosco, per la omogenea distribuzione dei centri e delle case sparse.

    La vite è la pianta meglio rappresentata, per lo più in coltura promiscua, mentre gli alberi da frutta prevalgono nelle conche e il nocciuolo è diffuso specialmente nell’Avellinese e in particolare intorno al gruppo che culmina nel Monte Avella, donde trae il nome la varietà più nota.

    Le falde meridionali delle montagne più interne (Taburno, Matese) sono risalite fino a notevole altitudine dalla vite e dall’olivo, che danno prodotti abbastanza pregiati; nelle parti orientali delle conche di Benevento e di Avellino il soprassuolo arborato sul seminativo s’impoverisce sempre più e la maggiore estensione del seminativo nudo e delle aree pascolative testimonia un paesaggio di transizione verso la zona a minore attività agricola.

    Nella zona intermedia anche il seminativo nudo ha una maggiore intensità e le colture danno una resa unitaria più alta. Non mancano neppure alcune piante industriali (tabacco). I boschi sono molto floridi sul Matese, sul Taburno, sul Partenio e sui Picentini e sono costituiti da cedui composti (castagno, carpino, quercia, faggio) e d’alto fusto (castagno, faggio).

    Vedi Anche:  Il dominio svevo e la venuta degli Angioini. Il regno di Napoli

    La produzione vendibile è cospicua ed ha un valore medio annuo di circa 64 miliardi di lire, derivato in parti quasi uguali dalle colture erbacee, da quelle legnose e da prodotti forestali e zootecnici. Essa, pur notevole in senso assoluto e in relazione alla superficie agraria, non riesce ad assicurare un reddito sufficientemente alto per addetto. In ciò, una delle cause principali dell’emigrazione e la necessità di un ulteriore esodo delle forze di lavoro dalle campagne, che secondo il Rossi Doria si dovrebbe ridurre a 140.000 unità, cioè di un quinto, nei tre lustri compresi tra il 1956 e il 1971.