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La pesca

    La pesca

    La Campania ha un’importanza relativamente modesta per la pesca, sebbene nei suoi porti sia sbarcata una grande varietà di pescato (80.000-90.000 q. di pesci, 7000-8000 di molluschi e 1500-2000 di crostacei).

    Numerosi sono i centri pescherecci della regione, sorti per lo più nelle piccole insenature che intaccano il contorno costiero del Cilento, della Penisola Sorrentina, del litorale partenopeo e puteolano e delle isole, dovunque la costa presentasse dei ricoveri naturali che potessero essere ulteriormente difesi con scogliere o con moli.

    La diffusione della pesca meccanica con motopescherecci di una certa grandezza e di notevole autonomia ha determinato la decadenza degli scali minori, mal protetti e mal collegati con l’interno, ed ha favorito lo sviluppo dei centri forniti di porti meglio riparati.

    Il richiamo del mare si era attenuato nei secoli del Medio Evo su lunghi tratti del nostro litorale, ma nei tempi moderni esso è stato assai forte ed ha portato alla creazione di numerosi pittoreschi borghi marinari, le cosiddette marine, sorti talvolta come proliferazione dei centri di collina. Tipici sono quelli del Cilento, tra i quali maggiore importanza assumono per la pesca Capitello, Palinuro, Marina di Pisciotta, Marina di Ascea, sede della Cooperativa dei Pescatori del Basso Tirreno, Acciaroli, Santa Maria di Castellabate e Agròpoli. Tra tutti si distingue Santa Maria di Castellabate per la sua flottiglia da pesca e per la quantità del pescato, che smista sui mercati di Napoli e città vicine.

    Data la pescosità del mare davanti alle coste del Cilento, per la notevole estensione della piattaforma continentale, vi affluiscono parecchi motopescherecci da Salerno e dai principali porti da pesca della Penisola Sorrentina, dell’arco partenopeo e delle isole. Nella Penisola Sorrentina il principale è Cetara, formatosi in un’angusta insenatura protetta da una torre, che nel Salernitano contende il primo posto a Santa Maria di Castellabate. In esso vengono sbarcati annualmente 6000-7000 q. di pesce azzurro, che in piccole quantità viene anche salato (acciughe). Tra le isole,

    Vedi Anche:  Precipitazioni e tipi di tempo

     

     

    Pròcida ha una lunga tradizione marinara e peschereccia e si colloca alla pari degli altri maggiori porti della Campania per la quantità del pescato.

    Sulla Riviera Napoletana il primo posto spetta a Pozzuoli, sul cui mercato ittico affluisce un terzo del pesce, dei molluschi e dei crostacei pescati in Campania, ma

    un cenno particolare merita Torre del Greco, i cui pescatori si dedicano ancora alla pesca delle spugne sulle coste africane e del corallo su quelle sarde con motopescherecci di alto mare. Di ciascuno di tali prodotti sono sbarcati 20-25 q. all’anno a Torre del Greco, dove si contano fiorenti manifatture di coralli e di cammei.

    Nè si può non ricordare la pesca nei laghi litoranei, dove vengono allevati pesci pregiati (orate) e mitili (ostriche, cozze). La mitilicoltura è praticata, oltre che nei laghi, anche negli specchi d’acqua meglio riparati (Pozzuoli, Baia, Salerno) e dà una produzione annua di 8000-9000 q. di mitili, assorbiti tutti dai mercati locali.

    In questi ultimi anni si è assistito, da un lato, alla lenta decadenza dei porti pescherecci meno riparati, e quindi incapaci di accogliere motopescherecci, dall’altro al risveglio di quelli meglio attrezzati e serviti da strade; ma, pur accentuandosi lo sviluppo delle marine con la rapida valorizzazione turistica e balneare, l’importanza peschereccia è andata diminuendo quasi dappertutto, come prova la riduzione che ha subito il pescato della regione.