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Idrografia superficiale e sotterranea

    Idrografia superficiale e sotterranea

    L’idrografia superficiale e sotterranea assume importanza diversa nelle varie parti della Campania in relazione con la disposizione e la struttura dei suoi rilievi, con la sua costituzione litologica e con la distribuzione e l’intensità delle precipitazioni. La continuità orografica della dorsale spartiacque tra il versante idrografico tirrenico e quello adriatico o ionico e la frammentarietà della catena principale dell’Appennino determinano una evidente discordanza tra orografia e idrografia. Infatti la dorsale che contiene le montagne più alte, ma separate da profondi solchi trasversali, è quasi tutta inclusa nel versante idrografico tirrenico, perchè lo spartiacque segue quella più orientale dell’Appennino, che è notevolmente più bassa.

    I rilievi preappenninici tirrenici ed adriatici fanno sì che confluiscano in un solo alveo, prima di sfociare in pianura, vari corsi d’acqua che scorrono nelle conche e nei solchi longitudinali interni e che acquistino ragguardevole portata i fiumi principali, i quali incidono profondamente le dorsali laterali dell’Appennino per aprirsi la via verso il mare. Le alte e medie valli dei maggiori fiumi e dei loro affluenti formano, quindi, una rete a ventaglio alle spalle dei rilievi preappenninici. Di limitata lunghezza sono, invece, gli altri fiumi e torrenti che raggiungono il mare con un corso più rettilineo.

    Se si trascura il Garigliano, di cui solo una piccola parte del bacino è inclusa nella nostra regione, i principali fiumi della Campania sono il Volturno e il Sele, i quali si possono considerare i suoi fiumi tipici, per la forma del bacino, per il sistema di alimentazione e per l’andamento del corso dei loro affluenti.

    I tributari dell’Adriatico.

    I fiumi adriatici scolano aree prevalentemente impermeabili e non molto piovose, hanno un regime spiccatamente torrentizio, perchè sono ricchi di acque nei mesi invernali e autunnali e quasi completamente asciutti nei mesi estivi.

    Vedi Anche:  I torrenti del cilento

    Tra di essi maggiore importanza rivestono il Fortore e l’Ofanto, perchè hanno una portata media più cospicua, a causa della maggiore piovosità dei loro alti bacini idrografici, e sono molto ricchi di acqua nei mesi piovosi e in occasione di abbondanti precipitazioni. La loro portata media si aggira intorno a dieci metri cubi al secondo appena fuori dei confini della Campania, ma il loro regime è molto irregolare.

    Differenze anche più notevoli si registrano per il Cervaro e il Calaggio, che sono asciutti in alcuni giorni dell’anno ed hanno una portata media di pochi litri al secondo nel mese di agosto.

    Le piene sono talvolta rovinose, perchè la portata massima rispetto a quella media è superiore di oltre 60 volte nell’Òfanto e 100 volte nel Calaggio. I larghi alvei si riempiono di acqua vorticosa e torbida durante le piene e diventano quasi completamente asciutti nei mesi estivi, quando sono solcati dai rigagnoli residui, che formano ampi meandri nel letto ciottoloso.

    L’appellativo di infido, dato all’Òfanto da Orazio, bene esprime alcuni caratteri del regime di questo fiume, che, in occasione di abbondanti piovaschi autunnali o invernali, si gonfia rapidamente, tanto da convogliare nella sua sezione fino a 1000 metri cubi d’acqua al secondo. Al contrario il fiume ha, in estate, una portata minima che scende a meno di 100 litri al secondo in alcuni giorni del mese di agosto. Anche il Fortore ha un regime simile a quello dell’Òfanto, con magra estiva accentuata e con grandi piene, che determinano estesi fenomeni franosi.