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I torrenti del cilento

    I torrenti del Cilento.

    Un regime a carattere più spiccatamente torrentizio hanno quasi tutti i corsi d’acqua del Cilento, a causa dell’impermeabilità dei terreni e dell’abbondanza delle precipitazioni, che ivi cadono in una breve stagione piovosa. Essi preannunziano le fiumare della Calabria su questa sezione meridionale della regione, perchè si gonfiano per brevi periodi, in occasione dei non rari acquazzoni, conservano un esile rigagnolo nel resto della stagione delle piogge e presentano un ampio letto ghiaioso, asciutto nei mesi estivi, ma non privo di acque subalvee. Anche i piccoli torrenti diventano di frequente impetuosi, sebbene assumano l’aspetto di fiumi per poche ore, ed hanno un alveo largo alcune decine di metri. Tipici sono quelli che squarciano le falde meridionali del Monte Bulgherìa.

    Tra i minori corsi d’acqua si possono ricordare il Solofrone, che sfocia in mare a nord di Agròpoli, il Fiumarella, che ha formato la piana a sud dell’antica Velia, il Lambro, la cui valle ha un andamento parallelo alla costa, a nord della penisola di Palinuro, che il torrente ha, per così dire, staccata dalla dorsale calcarea di Molpa, incidendola con un interessante meandro incassato, e il Brizzi, che sfocia a Sapri.

    Maggiore importanza per l’ampiezza del bacino, per l’incisione valliva e per la portata hanno, invece, l’Alento, il Mingardo ed il Bussento. L’Alento è la maggiore fiumara del Cilento (36 km. di lunghezza e 411 kmq. di bacino) e si apre la valle quasi tutta in terreni impermeabili. Presenta un largo alveo, che si snoda con meandri nel fondovalle e convoglia cospicue quantità d’acqua torbida durante le piogge torrenziali, e riceve presso la foce il Palistro, col quale ha formato una pianura allu-

    Vedi Anche:  Il periodo viceregnale

     

     

     

    vionale abbastanza estesa, in cui sorse la nota colonia greca di Elea, della quale sono visibili tuttora parecchi resti.

    Il Mingardo (40 km. di lunghezza) ha origine sul versante meridionale del Cer-vati, continua verso sud il grande solco longitudinale del Cilento, incide profondamente i terreni eocenici ed oligocenici a valle di Rofrano ed è deviato verso ovest dalla dorsale calcarea affiorante sui terreni terziari,tra Castel Ruggiero e Roccagloriosa, e dal Monte Bulgherìa che tale dorsale collega come un ponte semisotterraneo alla massa calcarea del Cervati, facendo da spartiacque tra il bacino del Mingardo e quello del Bussento. Il fiume gira intorno al Monte Bulgherìa e riceve il Serapòtimo, che porta, come altri corsi d’acqua calabresi, un nome greco, il cui significato equivale a fiume asciutto ; percorre poi una pittoresca e profonda gola, leggermente asimmetrica, nell’appendice occidentale del Bulgherìa e si apre in tal modo la via per il mare tra alte pareti calcaree, l’una a picco, con strati a reggipoggio, che termina con un orlo seghettato, l’altra, con strati a franapoggio, che si innalza ripida verso le falde alte del più meridionale baluardo calcareo del Cilento. La valle del Mingardo è oltremodo interessante e tradisce la sua età giovanile attraverso le profonde ferite che l’idrografia superficiale ha aperte nel suo bacino e continua ad approfondire. L’incisione degli strati calcarei del Bulgherìa è relativamente recente ed ha prodotto un ringiovanimento di tutta la valle, come testimoniano anche alcuni lembi di terrazze fluviali residue.

    Il Bussento è forse il più noto corso d’acqua del Cilento (37 km. di lunghezza e 307 kmq. di bacino), perchè scorre in parte sotterraneo e costituisce uno dei pochi esempi, del nostro paese, di fiumi inghiottiti in campi carsici o sprofondati nel seno delle montagne calcaree e riaffiorati molto più in basso, alla loro periferia. Esso nasce sul Monte Cervati, si apre la valle nella conca di Sanza e incide profondamente e con meandri incassati la soglia calcarea, che la chiude a sud. Si va poi gradatamente abbassando nella conca di Caselle in Pìttari, dove riceve l’apporto di vari torrenti e sprofonda in una grotta, a 233 m. sul mare. Uno sbarramento artificiale, costruito nel 1961 poco prima dell’inghiottitoio per l’utilizzazione idroelettrica delle acque del fiume, ha ridotto sensibilmente il deflusso verso la grotta. Il suo corso sotterraneo è lungo 6-8 km. ma è stato esplorato solo in parte e richiama ricche falde acquifere, come prova l’abbondanza delle acque che, anche dopo lo sbarramento del fiume a monte della grotta, riaffiorano presso Morigerati per una spaccatura triangolare alta 160 m. e larga 7. Il Bussento è uno dei meno irregolari corsi d’acqua del Cilento, per essere alimentato da parecchie sorgenti, ed ha formato con le sue alluvioni un lembo della pianura litoranea di Policastro, dove sorse l’antico centro greco di Pixunte, dal quale il fiume ha derivato il nome. La sua portata minima è di 3,1 metri cubi al secondo.

    Vedi Anche:  Il governo borbonico