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Laghi e fiumi

    Le acque interne

    I corsi d’acqua tributari del Mar Ligure

    Nella rete idrografica vivo è il contrasto tra il versante marittimo e il versante padano, breve e ripido il primo, più dolcemente degradante verso la zona padana il secondo. Tuttavia sul versante marittimo si deve far distinzione tra i torrenti che scendono dal crinale delle montagne più vicine al mare percorrendo brevi valli trasversali, talora vere e proprie gole, e i corsi d’acqua più lunghi delle vallate longitudinali che si aprono alle due estremità della Riviera. Tutti i corsi d’acqua che scendono al Mar Ligure hanno in ogni modo regime torrentizio, perchè alimentati quasi esclusivamente dalle piogge, mentre la povertà del mantello boschivo ne accresce l’irregolarità; le condizioni peggiorano là dove il letto si apre entro rocce impermeabili o poco permeabili. Le acque della primavera e soprattutto quelle più copiose del tardo autunno e inizio dell’inverno, gonfiano anche i più piccoli torrenti e li rendono talora molto temibili: molti esempi si potrebbero citare di disastrose alluvioni, accentuatesi in questi ultimi anni per i disboscamenti che hanno ancora più denudato le montagne. Il massimo del regime torrentizio si ha nei corsi d’acqua della Riviera di Levante dove le piogge sono molto più abbondanti e spesso torrenziali. Alle piene fanno contrasto basse magre estive in tutti i corsi d’acqua liguri, fatta eccezione solo per la Roia che ha alimentazione in parte nivale e perciò acque abbondanti anche nella prima estate.

    All’estremità occidentale della Riviera sfocia al mare il fiume Roia, del quale appartiene all’Italia, e quindi alla Liguria, solo l’ultimo tratto del corso: alla sua foce è Ventimiglia. Il nuovo confine ha tolto all’Italia la parte più alta del bacino del fiume coi centri di Briga Marittima e di Tenda; nè più le appartengono le testate della valle della Vesubia e di altri affluenti di sinistra dell’alto Varo, che erano comprese nei confini italiani fino al 1940. Lungo il corso della Roia vi sono due gruppi di impianti idroelettrici, ma quello dell’alta valle è passato alla Francia; resta all’Italia, in territorio ligure, quello di Bevera e Airole, nella bassa valle, con le due centrali ricostruite dopo la guerra, capaci di una produzione che si aggira intorno agli 80 milioni di kWh annui.

    Degli altri corsi d’acqua dell’estrema Riviera di Ponente, meritano di essere particolarmente ricordati la Nervia, l’Argentina, l’Impero. Gli altri sono brevi torrenti che scendono dalle dorsali montuose più vicine alla costa: così il torrente Val-lecrosia, il San Romolo e gli altri che sfociano al mare nell’insenatura di Sanremo; e così pure i torrenti che scendono dalla zona montuosa e collinosa tra le bassi valli dell’Argentina e dell’Impero.

    La Nervia scende dai Monti Grai e Pietravecchia che fanno parte della dorsale montuosa su cui corre il confine con la Francia, e nell’alto corso raccoglie, con gli affluenti, le acque del bacino montuoso che è formato da questa dorsale e da quella più orientale che culmina nel Monte Ceppo; quindi, a valle di Pigna, scende verso sud in una valle chiusa fra montagne sempre più basse che la separano dalla Roia, da un lato, e dall’altro dal breve torrente di Vallecrosia; la raggiungono ancora due torrenti, Barbairo, sulla riva destra, e Merdanzo sulla sinistra. Sfocia al mare tra i Piani di Vallecrosia e Ventimiglia dopo un corso di 27 km. con un bacino di circa 190 chilometri quadrati.

    I corsi d’acqua del versante ligure hanno regime torrentizio : opere di arginamento in un torrente (Pogliaschina, alla confluenza della Vara, a Borghetto).

    L’Argentina è l’alto corso della Fiumara di Taggia: raccoglie le acque dell’anfiteatro montuoso che va dalla Cima Marta al Mònega culminando col Monte Sac-carello. Descrive un’ampia curva con la convessità a nordest e dopo la confluenza del torrente Carpasina piega decisamente a sud; nell’ultimo tratto si perde in un ampio letto ciottoloso e prende il nome di Fiumara di Taggia. Scola un bacino di 311 kmq. ed ha una lunghezza di 34 chilometri. Nella bassa valle dà vita ad una piccola centrale idroelettrica.

    L’Impero, pur non scendendo dallo spartiacque principale, ha un bacino abbastanza vasto (circa 95 kmq.): raccoglie le acque che scendono dai rilievi che lo dividono dalle alte valli dell’Argentina e dell’Arroscia; quindi la valle si apre tra montagne sempre più basse e il fiume si allarga in un ampio letto, sfociando in mare dopo un corso di 22 km.; sul piano alluvionale, presso la foce, è l’abitato di Oneglia.

    Tra Imperia ed Albenga, si può ricordare il torrente Mèrula, che ha costruito con le sue alluvioni, la piccola marina di Andora. Ma il più importante corso d’acqua della Riviera di Ponente è la Centa, che raccoglie le acque di un bacino ampio circa 430 kmq.; modeste sono, tuttavia, le portate e irregolare il regime che dipende da quello dei suoi affluenti: l’Arroscia, che è il più importante, può superare i 500 me. e scendere a meno di uno. Il corso della Centa può dirsi poligenetico e risulta, come già si è detto, dall’unione di un gruppo di corsi d’acqua un tempo indipendenti: l’Arroscia con l’affluente Lerrone, e la Neva con l’affluente Pennavaira. Di tutti il più importante, per lunghezza di corso e portata d’acqua, è l’Arroscia, che scorre, dalle sorgenti alla foce, per circa 40 km. in una valle orientata da ovest a est. Nell’alto bacino scendono all’Arroscia le acque della dorsale montuosa che lo separa dall’alta valle del Tanaro, con altezze da 1200 a 1500 m., ma depresse a poco più di 900 nell’insellatura del Colle di Nava; da sud gli vengono le acque della più alta dorsale dei Monti Frontè e Mònega, che lo separa dal bacino dell’Argentina. A Pieve di Teco lo raggiunge l’Armo e, poco più a valle, la Giara di Rezzo: l’Arroscia è già a poco più di 200 metri e scorre nella valle chiusa fra due versanti dissimmetrici, più alto ma ampio e rotto in dorsali collinose quello settentrionale, più basso ma più breve e ripido quello meridionale.

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    La valle della Nervia: il paese in alto è Castel Vittorio.

    Valle Argentina: sulla dorsale collinosa il paese di Montalto.

    A Villanova di Albenga l’Arroscia riceve da destra il Lerrone, che scorre in una breve valle longitudinale, ed entra, allargandosi in un ampio letto, nella pianura di Albenga dove si unisce alla Neva. Questa scende dall’anfiteatro dei monti che si avvalla nel Colle San Bernardo e divide le acque del versante marittimo da quelle che scendono al Tanaro e alla Bormida di Millesimo. La Neva è raggiunta dalla Pennavaira che scende dal Monte della Guardia in provincia di Cuneo e scorre in una stretta valle longitudinale.

    Dalle foci della Centa fino a Chiavari, i corsi d’acqua della Riviera scendono dallo spartiacque principale ma, per la vicinanza di questo al mare, non sono che brevi torrenti più o meno precipiti. Si possono ricordare: la Varatella, che sfocia in mare a Borghetto Santo Spirito e col Nimbalto ha formato la piana di Loano; la Maremola, che ha costruito la marina di Pietra Ligure, il Poro nel Finalese.

    Nell’insenatura che ospita i porti di Savona e di Vado hanno le loro foci il Quiliano, che ha costruito la breve pianura alluvionale di Vado, il Letimbro, che sfocia al mare a Savona, e il Sansobbia. Dal Monte Ermetta scende a Varazze il Tevio. Dal Passo del Turchino scende il Leiro che raggiunge il mare a Voltri.

    Ecco, quindi, quelli che si possono dire i due fiumi di Genova perchè sfociano a ovest e a est dell’anfiteatro di colline che circonda il centro di Genova e sono ormai tutti e due inseriti con la bassa valle nel grande organismo urbano: la Pol-cevera, che scende dal Passo dei Giovi, e il Bisagno; anch’essi a regime quanto mai irregolare e ormai artificialmente sistemati nel basso corso.

    Le foci della Centa e in fondo a destra l’isola Gallinaria.

    La bassa valle e la foce della Polcevera.

    Da Genova al Promontorio eli Portofino si può ricordare il torrente Recco. Il più importante corso d’acqua che meriti il nome di fiume, nella Riviera di Levante, è l’Entella, eternata da Dante col lusinghiero nome di « fiumana bella », che ha costruito la pianura chiavarese, della quale si è già parlato. Il nome Entella spetta solo al corso d’acqua che deriva dall’unione della Lavagna con la Sturla e attraversa un’ampia valle pianeggiante. Il suo regime è irregolare (nel 1953 raggiunse una portata massima di circa 2000 me., mentre durante magre eccezionali è sceso a meno di un metro), ma in media ha una discreta portata anche in estate (media giornaliera di agosto, un metro e mezzo) ed è pertanto il più ricco d’acqua tra i fiumi della vera e propria Riviera ligure, dato che la Magra è da considerarsi fuori di questa.

    La Lavagna, che ha un corso di circa 30 km., scorre nella valle longitudinale della Fontanabuona: dal versante settentrionale, più elevato e ampio, che culmina a 1345 metri nel Monte Ramaceto, la raggiungono numerosi torrenti, mentre ben modesto tributo riceve dall’altro versante breve e poco elevato. La Sturla scorre invece in una valle trasversale e con l’affluente Penna raccoglie le acque dell’anfiteatro montuoso che culmina al Monte degli Abeti e al Monte Aiona. La ricchezza delle precipitazioni e la forte pendenza hanno favorito il sorgere di un gruppo di centrali idroelettriche a monte di Borzonasca che producono oltre 30 milioni di kWh annui. Fa parte di questo complesso il serbatoio detto di Giacopiane, della capacità di circa 5 milioni di me., nella valle del torrente Calandrino, a 1000 m. di altezza; lo completa il sottostante bacino di Pian Sapeio, chiuso da una diga alta oltre 15 metri. E affluente dell’Entella anche il torrente Graveglia.

    L’Entella a Chiavari

    Il breve torrente Gromolo merita di essere ricordato perchè ha costruito la piana alluvionale di Sestri Levante. Da Sestri al Golfo della Spezia, la dorsale montuosa che corre vicinissima al mare è incisa solo da torrenti brevi, precipiti, a regime irregolarissimo, che sono vere e proprie fiumare: si possono ricordare quelli che sfociano a Deiva e a Levanto.

    Il maggiore dei fiumi liguri del versante marittimo è la Magra, che ha un bacino idrografico ampio più di 1500 kmq.; ma sono in territorio ligure solo l’ultimo tratto del fiume principale e l’intero corso del suo affluente Vara. Quest’ultimo è formato da un ventaglio di torrenti che scendono da una conca montuosa che culmina a oltre 1400 m. nei Monti Zatta e Zuccone e li divide dall’alto bacino del Taro e della Sturla (Entella); quindi la Vara scende per 60 km. lungo una valle longitudinale chiusa verso il mare da una modesta catena che non raggiunge i 900 ni. e che le invia solo brevi torrenti, e dall’altro lato, dalla dorsale che culmina nel Monte Gòttero e che funge da spartiacque tra Vara e Magra. Già si è detto del probabile mutamento del corso della Vara durante il Quaternario; il fiume attuale, a Piana Battolla, sbocca in un’ampia vallata dove, poco dopo, si unisce alla Magra. Questa continua il suo corso serpeggiando entro una vasta piana alluvionale da essa stessa costruita, quasi perdendosi in un amplissimo letto ghiaioso che solo nelle massime piene è completamente coperto di acqua; poiché queste sono talvolta violente, sono stati costruiti degli argini. Poco prima che la Magra entri in territorio ligure, si trova la presa del Canale Lunense, che irriga le basse vallate e il Piano di Sarzana; a monte della presa del canale, la Magra ha una massa di acque che oscilla da un massimo di 1500 mc/sec. nelle più forti piene (un massimo assoluto di oltre 3000 fu raggiunto negli anni 1934 e 1940), a un minimo di me. 2,5 nelle magre eccezionali; la portata media giornaliera è, nell’anno, di circa 40 mc/sec. Nel bacino della Vara vi è un piccolo impianto idroelettrico detto di Vizza, munito di serbatoio di accumulo; la produzione è di circa 20 milioni di kWh annui.

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    Il fiume Lavagna a Cicagna.

    La valle del torrente di Riomaggiore nelle Cinque Terre.

    Nella bassa valle della Magra: l’ampio letto ciottoloso è testimone del regime irregolare di questo fiume sul terrazzo fluviale il centro di Santo Stefano.

    I corsi d’acqua del versante padano. Falde freatiche e sorgenti.

    Dei fiumi del versante padano, alcuni appartengono alla Liguria solo nella regione sorgentifera o poco più, di altri le appartiene un più lungo tratto, ma nessuno entra per intiero entro i confini liguri. Anche questi corsi d’acqua sono alimentati prevalentemente dalle piogge e sono caratterizzati da piene nel periodo primaverile e autunnale e da due minimi estivo e invernale; il minimo estivo è tuttavia meno accentuato che nei corsi d’acqua del versante marittimo, mentre è più accentuato e regolare quello invernale che coincide col periodo di precipitazioni in maggioranza nevose.

    E ligure un torrente della regione sorgentifera del Tanaro, il Tanarello, che scende dal Monte Saccarello. Appartengono alla Liguria le alte valli della Bormida di Millesimo e della Bormida di Spigno. La Bormida di Millesimo ha le sorgenti sulle pendici della Rocca Barbena e scende verso nord in una stretta valle chiusa fra montagne superiori ai iooo m. ; a Calizzano, dov’è ancora a 600 m. di altezza, il torrente Frassino le porta le acque che scendono dal Settepani; piega quindi a est e poi di nuovo a nord, finché a Millesimo, la valle si allarga. Poco prima raggiunge la Bormida da destra il torrente Osiglietta; questo è stato sbarrato da una diga, formando così un lago serbatoio, che dà vita ad un complesso idroelettrico che porta l’energia alla zona industriale di Millesimo, Cengio e Cairo.

    La Bormida di Spigno è formata dalle due Bormide di Pàllare e Mài lare che si riuniscono a San Giuseppe di Cairo; scende quindi nell’ampio solco che divide le Alpi dall’Appennino; la valle è bassa — la confluenza è a poco più di 300 m. — e larga e il fiume serpeggia con una serie di meandri.

    I meandri della Magra nell’ampio fondovalle.

    La Bòrmida di Millesimo a Cengio.

    Sono in territorio ligure le alte valli dei due affluenti della Bormida, Erro e Orba. L’Erro scende dalle basse montagne del retroterra savonese e percorre verso nord una stretta valle; lo raggiunge il Rio del Giovo, che scende dal colle omonimo. L’Orba è più ricca di acque perchè scende dai rilievi più elevati dell’Ermetta e del Monte Beigua; al confine amministrativo della Liguria è sbarrata dalla diga dello Zerbino e forma un lago serbatoio detto lago di Ortiglieto, ricostituito dopo il tragico crollo che subì la diga nel 1935. E un affluente dell’Orba anche la Stura che scende nella valle percorsa dalla strada del Passo del Turchino. L’ultimo dei corsi d’acqua del bacino della Bormida-Tanaro è il Gorzente, affluente dell’Orba, che ha in territorio ligure solo le sorgenti ma serve alla Liguria perchè vi sono stati costruiti i tre laghi artificiali detti Lago Lungo, Lago Bruno o delle Lavezze e Lago Badana : da essi ha origine l’acquedotto De Ferrari Galliera che, attraverso una galleria lunga oltre 2 km., raggiunge la vai Polcevera e porta il maggior contributo di acqua per il consumo di Genova.

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    La Scrivia, affluente del Po, appartiene per tutto l’alto corso alla Liguria. Si considera come suo ramo sorgentifero il torrente Laccio, che scende dal Passo della Scoffera e percorre, cambiando il nome in quello di Scrivia a Montoggio, una valle longitudinale fino a Busalla. Il Laccio rappresenta un fenomeno di cattura operato dalla Scrivia per erosione regressiva a danno del Bisagno. In questa prima parte del suo corso la Scrivia si arricchisce di numerosi affluenti, tra cui la Brevenna, che le porta le acque del Monte Antola, e il Noci che la raggiunge da sinistra; questo ultimo è importante perchè vi è stato costruito un bacino artificiale, il lago Val Noce, con una capacità di oltre 3 milioni di metri cubi, che alimenta uno degli acquedotti di Genova. Dopo Busalla, la Scrivia volge a nord e percorre una valle trasversale sempre più ampia.

    La Liguria manda le sue acque al Po anche attraverso l’alto corso della Trebbia, che nasce dal Monte Prelà e, dopo aver segnato un arco verso sud, scende a nordest, in una valle trasversale tra montagne alte da 1000 a 1400 m. che lo arricchiscono col tributo di numerosi torrenti. Fra questi il Brugneto, affluente di sinistra, sul quale è stato costruito un lago artificiale destinato ad alimentare il terzo grande acquedotto genovese.

    L’ampio letto della Scrivia a Busalla.

    La diga e il lago artificiale del Brugneto.

    Chiude la rassegna dei fiumi liguri del versante padano, l’Àveto, il cui alto corso è in provincia di Genova, mentre raggiunge la Trebbia, di cui è affluente, in territorio emiliano. Scende dai Monti Caucaso e Ramaceto e scorre in una valle trasversale tra montagne che toccano i 1400-1600 m. e che gli inviano il tributo di acque copiose; da destra lo raggiungono i torrenti Gramizza e di Santo Stefano che gli portano le acque dell’alta dorsale montuosa che dal Monte Penna al Maggiorasca supera i 1700 metri. Appena oltrepassato il confine ligure, dà vita a un importante gruppo di impianti idroelettrici; questi fanno capo alla centrale di Salsominore, in provincia di Piacenza: il bacino di accumulo ha una capacità di oltre un milione di metri cubi e la produzione annua di energia è di circa 45 milioni di kWh.

    La Liguria non possiede dei laghi, salvo qualche piccolo laghetto carsico o glaciale nella zona montuosa a cui si è già fatto cenno. Più sopra si sono ricordati i bacini artificiali.

    Dalla breve rassegna che se ne è fatta, e dai dati della tabella n. 4, risulta come sia assai limitato il valore antropico dei fiumi liguri, particolarmente di quelli del versante marittimo.

    Gli acquedotti di Genova attingono tutti dalle acque di fiumi del versante padano; modesta la produzione di energia idroelettrica, così che la Liguria riceve e consuma in gran parte energia prodotta in altre regioni. Modestissimi gli impianti di irrigazione derivati dai fiumi, fatta eccezione per il Canale Lunense. Nè tali condizioni potranno radicalmente mutare quando pur siano eseguite le opere di sistemazione e utilizzazione in progetto.

    Il quadro dell’idrografia ligure deve essere però completato da un cenno sulle acque sotterranee, sia delle falde freatiche delle vallate e pianure litoranee, sia delle sorgenti delle zone montuose. Le prime derivano in generale da infiltrazioni delle acque portate dai fiumi, ma la loro profondità e ricchezza sono variabilissime a seconda dello spessore e della natura dei depositi alluvionali, della profondità della sottostante soglia rocciosa, dell’inclinazione degli strati. A volte sono potabili, altre volte no. Non sono rari gli esempi di acque artesiane o semiartesiane. L’uomo le sfrutta con numerosi pozzi, da tempo più o meno antico, sia per l’irrigazione — e di questo l’esempio più segnalato è la pianura di Albenga — sia come acque potabili e per rifornire acquedotti; uno degli esempi più importanti è il pozzo della bassa valle del Quiliano che alimenta uno degli acquedotti di Savona.

    Un moderno stabilimento sfrutta una sorgente di acqua solforosa a Pigna nella valle della Nervia.

    Un posto a sè hanno le polle che si trovano ai margini di terreni alluvionali, collegate con la circolazione delle acque nella soprastante zona rocciosa: cosi le caratteristiche polle o sprugole del Golfo della Spezia, a cui già si è accennato, che in parte sembrano ubicate in corrispondenza a linee di frattura nella formazione rocciosa ; la stessa origine avrebbe un’altra caratteristica polla sottomarina, quella di Garavan, presso la Mortola.

    Le sorgenti sono abbastanza frequenti nella zona montuosa, sia dove vi siano rocce calcaree, sia anche rocce di altra natura che presentino caratteri di permeabilità. Anche tra queste ve ne sono di così copiose che alimentano importanti acquedotti di cui beneficiano le città della costa.

    Come zona particolarmente ricca di acque sorgive, collegate con la presenza di calcescisti, va ricordata la valle di Voltri, con le numerose piccole sorgenti dette « vivagne » che assicurano una più regolare portata al fiume Leiro le cui acque, fino dal Medio Evo, hanno dato vita all’industria cartaria.