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La vite

    La vite

    La coltivazione della vite ha in Campania origini così remote che si confondono con la sua assunzione ad importanza agraria ad opera dei coloni greci insediatisi sulle nostre sponde. La regione partenopea presentava condizioni ambientali, climatiche e pedologiche, favorevoli alla sua diffusione. La grande serenità del cielo e il suolo profondo e fertile determinano la fortuna della coltura e lo sviluppo della pianta, che è stata allevata sin dai tempi antichi a ghirlanda, ad alberello o su pergole. Gli autori classici (Plinio, Varrone, Columella) ricordano la prosperità dei nostri vigneti e la grande loro capacità di produzione. I vini migliori provenivano dai colli sorrentini, dal Vesuvio, dal Màssico, dai Campi Flegrei, dalle isole.

    tirono effetti meno gravi. Frequenti crisi di mercato hanno ulteriormente colpito la coltura della vite, che conserva una grande importanza per la regione, sia per la superficie specializzata investita (circa 42.000 ha. nel i960), sia per il valore della produzione (poco meno di 20 miliardi di lire). I quattro quinti dell’uva (4,7 milioni di quintali) vengono vinificati e danno circa 3 milioni di ettolitri di vino.

    La coltura specializzata è molto più diffusa nella provincia di Napoli, ma quella promiscua interessa una superficie molto estesa e dà anche una maggiore produzione. Nella provincia di Salerno la vite è presente un po’ su tutte le colline, ma in special modo sulle falde dei Lattari e dei Picentini e nel Cilento storico. La sua area di diffusione si è ridotta per la fillossera, sicché il terreno guadagnato nelle zone di bonifica non compensa quello perduto altrove.

    nella conca di Serino e in quella di Avellino. Quasi ovunque la vite cresce a filari sul seminativo, appoggiandosi a sostegni vivi o a pali di castagno, e si associa spesso ad alberi da frutta.

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    In quella di Benevento la coltura della vite è ben rappresentata sulle falde del Taburno e sui rilievi collinari in cui si apre la valle del Calore. I vini più noti provengono da Vitulano, da Solopaca e dall’Agro Telesino. La zona vinicola avellinese continua nel Beneventano, ma i principali stabilimenti di trasformazione sono ad Avellino. Le varietà più note di vitigni sono l’aglianico ed il greco, rispettivamente per l’uva nera e bianca.

    In quella di Caserta la vite ha uno sviluppo maggiore nell’Agro Atellano ed Aversano, che è la continuazione della zona vitifera napoletana, nell’Alifano, sulle falde del Roccamonfina e soprattutto nella zona retrodunale di Mondragone, a nord e a sud del Màssico, da dove proviene il robusto Falerno, dal profumo fragrante e dal gusto squisito.

    La provincia di Napoli, infine, produce circa la metà dell’uva e oltre un terzo del vino della regione. La coltura specializzata è più diffusa nelle isole, nella sezione occidentale dei Campi Flegrei, sul Vesuvio e nella Penisola Sorrentina e copre una superficie di 17.000 ha., mentre quella promiscua interessa, oltre alle regioni ricordate, larghi tratti della pianura asciutta. Il profumato Epomeo d’Ischia, il liquoroso Lacryma Christi del Vesuvio, il frizzante Gragnano e l’amabile Capri sono vini noti anche fuori della regione e all’estero, ma accanto a queste qualità rinomate, con proprietà molto diverse da zona a zona, c’è la massa dei vini di scarso pregio.

    Numerose sono le qualità di uve prodotte, complessi e vari i sistemi colturali. La vite presenta normalmente un notevole sviluppo di tralci, specie dove i terreni sono più profondi ed umidi, ed è allevata ad alberello nelle isole e sulle colline intorno al Golfo di Napoli. Nel Piano Campano forma caratteristiche ghirlande su alti pioppi, tra i quali sviluppa lunghi e numerosi tralci in direzione meridiana per limitare l’aduggia-mento alle colture sottostanti, e contribuisce a creare un paesaggio agrario unico nel suo genere. Lì la vite raggiunge uno sviluppo veramente eccezionale; alcuni esemplari hanno vari decenni di vita e tronchi di 20-30 cm. di diametro, affondano le radici nel tufo e possono produrre alcuni quintali di uva. La produzione di vino è pertanto molto abbondante, ma di scadente qualità. I più noti sono il fragolino e Yasprino, che conservano un colore più stabile e un gusto migliore e solo eccezionalmente raggiungono 8-9 gradi. Nell’Acerrano ed altrove la vite è stata eliminata in seguito alla diffusione dell’ortofrutticoltura, ma sono una prova della sua passata importanza i grandi celiai sotterranei e superficiali.

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    La vite, pur con la riduzione subita a vantaggio di altre colture, è la pianta più diffusa in Campania, dopo il frumento, è presente su una superficie uguale a circa due volte quella della provincia di Napoli e dà una produzione pari per quantità al 5% di quella nazionale e per valore all’i 1% di quello della totale produzione lorda vendibile delle coltivazioni agricole della Campania.