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Distribuzione della popolazione e tipi di insediamento

    Distribuzione della popolazione e tipi di insediamento

    Densità e distribuzione della popolazione

    Come nel complesso della Nazione, anche in Liguria vi è una eccedenza di popolazione femminile rispetto a quella maschile (nel 1951, della popolazione residente, 811.555 censiti erano donne e 755.295 uomini). La popolazione «attiva» rappresenta il 43% del totale, cifra che non si discosta dalla media italiana; essa è costituita in grande maggioranza di uomini (78-80%) nelle province di Genova, La Spezia e Savona, dove, nelle grandi industrie dei settori metalmeccanico, chimico e delle costruzioni, quasi tutti gli addetti sono uomini; la percentuale scende al 70% in provincia di Imperia in rapporto con l’elevato numero di addetti all’agricoltura, alla quale attendono molte donne. I dati di dettaglio sulle occupazioni (cifre assolute e percentuali) sono raccolti nella tabella n. 8. Da essa risulta, nel confronto con i dati relativi alla Nazione, la preminenza in Liguria dell’attività industriale e particolarmente di quella commerciale. Industria e commercio occupano più del 60% della popolazione attiva: ne deriva la modesta posizione della agricoltura. Nei confronti tra le province il contrasto più netto è fra quelle di Genova e di Imperia, che ha la più elevata aliquota di addetti all’agricoltura, distanziandosi anche dalle province di La Spezia e Savona.

    Era ancora elevato in Liguria, quando fu eseguito il censimento del 1951, il numero degli analfabeti (oltre 61.000), ma esso va rapidamente diminuendo. La percentuale più elevata era in provincia di La Spezia (6% della popolazione residente); in provincia di Genova era di poco più che il 3%; altrettanto in quella di Savona, mentre raggiungeva il 4% nella provincia di Imperia. Alla stessa data del censimento i laureati erano circa 21.000 e i diplomati circa 77.000: la Liguria era, per tutte due queste categorie, al nono posto fra le regioni italiane per cifra assoluta; vi risiedeva circa il 5% dei laureati italiani e la percentuale dei laureati rispetto alla popolazione totale era superiore alla media italiana: 1,3% (in Italia 0,8%); anche nel confronto del numero dei diplomati con la popolazione totale la Liguria si avvantaggia sulla percentuale media italiana (4,9% anziché 2,9%).

    Un vecchio e caratteristico centro dell’interno: Castelvecchio di Rocca Barbena, dominato dal castello nell’alta valle della Neva.

    La Liguria, con oltre 300 ab. per kmq., è superata per la densità di popolazione solo dalla Campania, mentre la segue a brevissima distanza la Lombardia. Ma la media è il risultato di estremi molto diversi, anche confrontando le sole province: la provincia di Genova non solo ha una densità molto superiore alla media della regione, ma, con oltre 500 ab. per kmq., è superata fra tutte le province italiane, soltanto da Milano e Napoli. Le province di Imperia e Savona hanno una densità che si aggira intorno ai 160 ab., inferiore perciò alla media regionale, mentre la provincia della Spezia ha una densità che si avvicina a questa. Evidenti le ragioni di questa diversità: la provincia di Genova deve la sua densità così elevata alla presenza del grande centro urbano, che nel territorio del Comune concentra circa il 44% della popolazione dell’intera Liguria; la provincia della Spezia ha pure raggiunto un’elevata densità, raccogliendo più di ogni altra zona ligure popolazione immigrata da ogni parte d’Italia, per il rapidissimo accrescimento del centro urbano in funzione di piazzaforte marittima e di centro industriale. La provincia di Imperia ha mediocre densità perchè non vi si è sviluppata la grande industria e comprende territori montuosi spopolati; la provincia di Savona, nonostante la presenza del porto e lo sviluppo industriale, ha densità poco elevata perchè abbraccia una vasta zona montuosa pochissimo popolata. Ma la considerazione della densità di popolazione per provincia dà un idea molto inadeguata della reale distribuzione della popolazione in Liguria. Molto più aderente alla realtà la carta della densità per Comuni, che mette, almeno parzialmente, in evidenza come la popolazione ligure si affolli in gran parte nella fascia costiera: qui si va dalle densità elevatissime, superiori a iooo e 2000 ab. per kmq. della zona di Genova e del Golfo della Spezia, ai 700 della Riviera del Tigullio, ai 500 e più abitanti del settore Savona-Vado, ai 400 circa della Riviera dei Fiori; si superano i 300 ab. anche nella restante Riviera occidentale e rimane poco inferiore a questa cifra la Riviera centrale fuori dei settori di Genova e Savona; solo la Riviera della provincia della Spezia scende in media a meno di 200 ab., mentre ne ha più di 300 la bassa Lunigiana.

    Gaggia, centro di pendio nell’alta Valle del Tanarello, a 1310 metri, sede del Comune di Briga Alta.

    Nelle vallate interne, soprattutto nella parte media e alta, la densità scende anche a meno di 50 ab. per kmq., per riacquistare valori più elevati là dove si sono insediate le industrie come nelle valli del retroterra di Genova e in quelle delle Bòrmide. Un altro dato significativo: oltre i quattro quinti della popolazione ligure vive in comuni il cui capoluogo è situato a meno di 100 metri sul mare. Il fattore altezza sembra pertanto dominante nel determinare le differenze di densità, e di fatto l’altezza e la conformazione morfologica mostrano evidente il loro influsso nelle differenze che vi sono fra le sezioni più aspre e quelle più aperte delle valli, fra le sezioni più alte e le più basse; la morfologia è fattore della densità anche sulla costa: basti notare la differenza fra la Riviera del Tigullio con la pianura dell’Entella e la ripida costa delle Cinque Terre. Ma il fattore veramente determinante per la densità di popolazione in Liguria è la vicinanza al mare. Questo è la fonte essenziale di vita per la regione e lo è diventato sempre più dopo che la grande industria si è sviluppata accanto al commercio nei centri marittimi, mentre sulla costa si intensificava anche l’attività turistica e trovavano posto le colture più redditizie.

    Densità della popolazione (censimento 1951).

    Un centro «ammassato» di cocuzzolo: Baiardo nella montagna occidentale.

    Lo sviluppo di queste attività ha offerto la possibilità di condizioni di vita almeno apparentemente molto più facili e agiate, di guadagni molto più rapidi, mentre nessuna miglioria veniva fatta nelle campagne dell’interno soprattutto nelle più elevate zone montuose, dove la popolazione continuava a vivere in condizioni spesso di estremo disagio per il cattivo stato delle abitazioni, la mancanza di acque, di strade, di scuole; la diversità divenuta così stridente fra i due mondi non poteva non determinare lo spopolamento delle zone interne agricole, e oggi la regione ligure presenta il contrasto di una fascia costiera ormai più che satura di popolazione, dove la piaga della disoccupazione si fa gravemente sentire, e di una vasta zona interna pochissimo popolata.

    Ma anche la zona interna, nelle condizioni attuali di scarsissimo reddito, è satura di popolazione e sarebbe assurdo pensare che potesse riassorbire un accresciuto peso demografico. Quando però le condizioni economiche e sociali fossero migliori, potrebbe offrire sufficienti risorse e umane condizioni di vita alla popolazione che vi è rimasta interrompendo così il rapido ritmo dello spopolamento. Come si accennerà nel capitolo sull’economia, si è formato un circolo vizioso che bisogna spezzare: l’abbandono delle campagne ne ha diminuito il reddito; viceversa solo con un aumento di questo è possibile frenare l’esodo delle popolazioni. A parte i provvedimenti che dovrebbero mutare le forme dell’attuale agricoltura, è necessario che altre attività vi si affianchino. Per ora qualche segno di ripresa demografica si nota nei centri lungo le strade di grande comunicazione, là dove è possibile l’accesso giornaliero alle città maggiori.

    Si può ancora ricordare che in Liguria una trentina fra centri e nuclei sono posti a più di iooo m. di altezza, ma di questi uno solo, Santo Stefano d’Aveto, conta circa 500 ab. con residenza stabile. Altri 670 centri e nuclei, generalmente piccoli e piccolissimi, sono fra i 500 e i 1000 m., ma solo poco più di una trentina sono sede di capoluogo di Comune.

    Vedi Anche:  La costa e le vallate della Ligura occidentale

    Àrcola, centro di sprone a dominio della bassa Val di Magra; nella pianura si è sviluppato l’insediamento moderno presso le strade: al di là della Magra, Sarzana.

    Distribuzione dei centri abitati al censimento 1951. Vi è un solo centro, Savona, con popolazione da 50 a 75.000 ab. (esattamente esso conta 60.000 ab.), La Spezia, classificata nella categoria da 75 a 100.000 ab., ne ha circa 100.000, Genova 650.000.

    Oltre l’85% della popolazione ligure vive in centri, il 5,6% in nuclei e solo il 9% circa in case sparse. La percentuale di popolazione sparsa è pertanto inferiore alla media italiana, superiore solo a quelle della Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.

    Vari fattori hanno favorito l’accentramento anziché l’insediamento sparso. Anzitutto le attività tradizionali legate al mare, i traffici come la pesca, che si accompagnano sempre all’insediamento in centri. Si aggiunga, ancora per la zona costiera, nei secoli del Medio Evo, la necessità di difendersi dalle incursioni saracene. Quando poi, nei tempi a noi vicini, si è sviluppata la grande industria, l’accentramento è stato sempre più favorito: mentre a Genova e anche a La Spezia, e in minor misura a Savona, si manifestava il fenomeno dell’urbanesimo, anche i centri minori si sono accresciuti di area e di popolazione. In questi ultimi anni si sono formati dei veri e propri centri abitati del tutto nuovi, a carattere balneare e turistico : anche in questi casi è l’insediamento di tipo accentrato che prevale. Se si fa astrazione dai settori di Genova, Spezia e Savona, che nella percentuale della regione incidono decisamente facendo salire l’aliquota della popolazione accentrata, questa è pur sempre molto elevata in tutta la Riviera: dai massimi dell’85% e più della Riviera di Ponente a ovest di Savona, si va al 75% del Golfo Tigullio e della zona spezzina e al 65% della Riviera centrale.

    Ma anche nelle vallate dell’interno prevale l’insediamento accentrato: il motivo è anzitutto di carattere storico. Molti dei centri si sono infatti formati, soprattutto ai due estremi occidentale e orientale della regione, in periodo feudale, sviluppandosi intorno al castello signorile; necessità di difesa, per le continue lotte, particolarmente vive nelle zone di confine, sono state la causa di questo. Si aggiunga il prevalere delle colture arboree che meno richiedono la continua presenza dell’agricoltore e in genere il modesto sviluppo dell’agricoltura, mentre anche in passato sono stati soprattutto i traffici a dar vita alle vallate del versante marittimo come dell’« oltre giogo ». Le cifre della popolazione accentrata sono in alcune vallate ancora più alte che sulla costa: così nelle vallate occidentali del versante marittimo si va dal 65 fino a più del 90%.

    Notevolmente inferiori sono le percentuali delle vallate della Riviera di Levante, col 50% circa della Fontanabuona e il 60% della Val di Vara. Nelle vallate del versante padano le cifre variano notevolmente da una sezione all’altra, toccando i valori più elevati nella Val Trebbia con più del 70%. Ma oltre ai centri veri e propri vi sono ancora i nuclei, frequenti soprattutto in taluni settori, sicché la percentuale della popolazione sparsa vera e propria si riduce ancor più.

    Nella Fontana-buona, bacino del fiume Lavagna, un centro di fondovalle: Pianezza.

    Piccolo centro di cocuzzolo nel bacino della Vara: Ponzò nel Comune di Ricco del Golfo a 250 metri.

    L’insediamento sparso è piuttosto un fenomeno moderno e si è diffuso dove l’agricoltura, trasformandosi in ortofrutticoltura e floricoltura, ha assunto carattere intensivo: così nella pianura di Albenga e nella bassa valle della Magra.

    Tipi dei centri. La casa ligure.

    Anche se prevale la popolazione accentrata, il tipo dell’insediamento presenta notevoli varietà perchè i centri differiscono per importanza, forma e anche posizione. Anzitutto è molto diffuso nelle vallate il modo di abitare in centri piccolissimi, molto spesso nuclei piuttosto che veri e propri centri, formati da gruppi di poche case, non sempre unite da comune attività. Lo si ritrova particolarmente nella Fontanabuona e nella valle della Vara, dove talora il nome del Comune non spetta a nessuno dei centri oppure quello che è il capoluogo e ha il nome del Comune, è poco più grande degli altri numerosi nuclei. Invece nelle colline che chiudono la bassa valle della Magra e anche nelle valli della Riviera di Ponente, prevalgono centri più grossi.

    Nella Fontanabuona piccoli centri o nuclei che si adagiano sul pendio: San Marco d’Urri.

    Cambia anche il tipo dei centri. Il tipo più caratteristico è quello dei centri « ammassati » con le case appoggiate le une alle altre, i vicoli strettissimi, gli archi e le volte di sostegno, forse non estranei alla difesa contro i terremoti; la posizione più caratteristica di questo tipo di centri è quella di cocuzzolo, di dorsale o di sprone; gli alti muri di sostegno delle case della cintura periferica avevano funzione difensiva. E il tipo dei centri più frequente nella zona lunigianese e nelle valli occidentali. La posizione sui cocuzzoli, sproni, dorsali è molto comune anche nella valle della Vara, dove i paesi sono però più piccoli. Invece nella Fontanabuona sono più frequenti la posizione di pendio o di fondovalle e le case sono meno ammassate. I centri di pendio o di terrazzo sono frequenti nelle vallate genovesi del versante padano; in quelle delle Bòrmide è sede preferita il fondovalle, che vi è più ampio.

    I centri costieri variano pure nella forma e nella posizione. Essi hanno, ancora più di quelli dell’interno, un aspetto caratteristico, che dipende da due principali fattori: la morfologia della costa e la necessità di difendersi dagli assalti dei pirati saraceni, perchè è proprio quando questa minaccia era più grave che si ingrandirono o sorsero molti centri marinari della Liguria. A tre possono ridursi i tipi fondamentali. Anzitutto quello dei centri costruiti lungo le coste alte in riva al mare, tra questo e la roccia a cui si appoggiano, nella quale qualche volta si potrebbe dire che penetrano quasi confondendosi in essa; se vi è una vallecola vi si insinuano, o si serrano a cerchio intorno all’insenatura e ne è centro la tipica ciazza. Qui era il centro della vita del borgo marino: ancora oggi vi si stendono le reti da pesca, vi si mettono le sardelle a seccare, vi si tirano in secco le barche per ripararle; in passato vi funzionavano veri e propri piccoli cantieri di riparazione, mentre lo specchio d’acqua offriva il riparo di una darsena. Si presentano così in particolare i paesi della costa delle Cinque Terre e del Promontorio di Portofino e qualcuno anche della Riviera di Ponente. Ne sono caratteristiche le case alte e strette, talvolta simili a sottili « fette », tanto che nell’interno gli appartamenti possono essere divisi in più piani; più che strade presentano scalinate dette localmente arpaie e strettissimi vicoli (i carugi e i carugetti) con archi di sostegno e vòlte dette « lupare ». Sono spesso muniti di mura e castelli; a volte sono così nascosti fra le rocce che bisogna inol-trarvisi e percorrerne gli stretti vicoli per «scoprirne» la vera estensione: così si difendevano meglio, nascondendosi fra la roccia, protetti dalle gole e verso mare dalle alte falesie a picco che li rendevano quasi inespugnabili: dall’alto di queste si gettavano in mare i nemici che avessero osato scalarle.

    Un tipico paese delle Cinque Terre: Riomaggiore con la sua ciazza.

    Tellaro è costruito sulla roccia e le onde del mare lambiscono le fondamenta della vecchia chiesa parrocchiale.

    Un altro tipo di centri, frequente specialmente sulla Riviera di Ponente, è quello dei centri « accatastati » sulle pendici di un colle vicino al mare, sul quale vi era l’approdo: anche qui vicoli stretti, archi di passaggio, ma le case sono meno alte. Si può prendere come esempio il vecchio quartiere di Sanremo, la cosiddetta pigna, il cui nome è quanto mai espressivo, che copre, col suo pittoresco ammasso di case, un colle presso il mare; analoga è la posizione del vecchio centro di Porto Maurizio. Un terzo tipo di centro costiero è rappresentato dai paesi distesi lungo le marine un po’ più ampie: se ne ha un esempio in Chiavari, ma anche qui le case della città vecchia sono strette le une alle altre e tornano, coi carugi e carugetti, gli archi di sostegno e i bassi portici: è che lo spazio sempre difetta tra la costa e la collina, e inoltre la necessità di difesa ha suggerito questo tipo di abitato che era cinto di mura.

    Vedi Anche:  La Riviera del Golfo Tigullio e la montagna Chiavarese

    Questi sono i tipi dei vecchi centri costieri liguri, ma dovunque ormai accanto ad essi si è sviluppata, si potrebbe dire prepotente, la vita moderna; nella seconda metà del secolo scorso sono sorte le ville eleganti, i grandi alberghi di lusso; in questi ultimi decenni si sono moltiplicate con vertiginosa rapidità le case, anzi i quartieri di abitazione, le piccole ville in serie. Dovunque ormai le costruzioni moderne circondano i vecchi centri: hanno guadagnato tutto lo spazio pianeggiante disponibile, si susseguono sui colli, riproducendo talvolta motivi esotici, cercando nuove forme e non sempre intonate, anche se suggerite dalla ricerca razionale del sole, talaltra con un monotono ripetersi di costruzioni a tipo cittadino. Ancora più pittoreschi sembrano allora i vecchi centri che, nella loro rude semplicità, nello sforzo di nascondersi e di occupare poco spazio, sembrano ricordare alle generazioni moderne e ai visitatori di ogni paese le austere e forti virtù degli antichi Liguri.

    Come già si è accennato, sono sorti anche dei centri residenziali di villeggiatura del tutto nuovi soprattutto sul ripido pendio che scende al mare nella Riviera di Ponente; ma qui prevalgono i piccoli villini, che però meno distruggono il paesaggio naturale, anzi vi si intonano fra montagna e mare, con la loro vivace nota di colore.

    Il vecchio centro di Sanremo si è sviluppato sulle pendici di un colle presso il mare, si è poi esteso più in basso lungo la marina, dove dal secolo scorso si è andata sempre più ampliando la città moderna.

    Le ville e gli abitati moderni, e ormai anche le case sparse delle zone agricole che si sono rinnovate, mettono una nota così dominante nel paesaggio ligure, che quasi viene dimenticata la casa tradizionale, pur così ricca di elementi caratteristici. Il turista intelligente dovrebbe cercarla e gustarne la rustica bellezza, avvivata dai particolari gentili delle terrazze fiorite e dei giardini pensili — così numerosi anche nella vecchia Genova — ma sta di fatto che gli stessi abitanti contribuiscono a farla rapidamente deperire: nelle zone rurali povere, per l’abbandono e l’incuria, in quelle più ricche o nei paesi costieri, per i rinnovamenti, le soprastrutture, talvolta di gusto discutibile, che ne alterano profondamente l’aspetto primitivo. Non si rispettano molto spesso neppure alcuni particolari architettonici veramente eleganti, come logge, terrazze, archi, criptoportici e portici, architravi con pietre scolpite.

    Il tipo delle case sparse sui fondi agricoli varia naturalmente molto, data la varietà di paesaggio, dalla costa al crinale montuoso e all’« oltre giogo ». Può tuttavia ridursi a tre tipi fondamentali. Caratteristica comune a tutti è che la casa serve ordinariamente per una sola famiglia.

    La più tipica forma di casa ligure è quella « su fascia », cioè la casa che si appoggia ai terrazzi o fasce, ai quali si accennerà nel capitolo sull’agricoltura, in cui sono smembrate le colline liguri. Lo schema fondamentale comprende: in basso, su un primo piano, un « rustico » a ridosso del gradino della fascia, che può avere locali vari, in genere due (cantina e stalla o deposito di attrezzi); un primo piano a cui si accede direttamente dalla fascia soprastante con la cucina e una « sala » che può essere adibita a magazzino dei prodotti; un altro piano con le stanze da letto. La scala è quasi sempre una falsa scala appoggiata al gradino delle fasce. Il tetto è a due spioventi, a quattro se i locali dell’ultimo piano sono in doppia serie. I tipi variano molto a seconda che il fienile sia o no nella casa (ma generalmente è indipendente), che vi sia o no un portico sottostante alla scala e al primo piano, oppure una terrazza-aia al termine della scala.

    Chiavari si stende lungo la marina nella pianura alluvionale formata dall’Entella.

    Portofino, tipico ,’centro marittimo, è costruito lungo la costa a ferro di cavallo con le case alte e strette, addossate le une alle altre.

    Un secondo tipo è la casa in pendio, che però sostanzialmente ripete i motivi fondamentali del primo. La scala può essere interna o esterna, con portico o criptoportico; il rustico è seminterrato. Molte sono del resto le varietà locali. Un terzo tipo è la casa isolata di pianura: è quella che va più rapidamente scomparendo perchè nelle zone di pianura il sorgere delle colture intensive, offrendo all’agricoltore maggiore agiatezza, fa sì che le abitazioni vengano rinnovate o ricostruite in tipi moderni anche se ispirati a qualche motivo funzionale tradizionale; le più vecchie rimangono adibite a stalle o deposito di attrezzi o magazzino dei prodotti. Lo schema fondamentale comprende anche qui un rustico, che talvolta è a pianterreno, sottostante alla casa, ma più spesso giustapposto. Al primo piano si accede per una scala talvolta interna, che si apre subito davanti all’ingresso, altra volta esterna, che passa sopra l’accesso al rustico; di solito vi è un solo piano superiore; qualche volta il solaio è attrezzato a deposito o a pagliaio. Quando il rustico è giustapposto, la cucina è al piano terreno; il rustico si trova anche separato nella corte chiusa o aperta.

    Tipi di case rurali.

    La casa dei centri ripete i tipi fondamentali della casa isolata, ma con le modifiche inerenti, non solo alla topografia, ma anche al fatto che le case sono quasi sempre, almeno sul versante tirrenico, addossate le une alle altre, a formare i tipici « centri compatti ». Caratteristica frequente un portico o criptoportico che dà accesso alla cantina o al rustico; la scala è esterna o interna, frequenti le logge, dette nella Riviera di Levante piazoeto, estese fino ad assumere funzione di aia, e le terrazze sopra al rustico, al lato del primo piano di abitazione. Il fienile in montagna è quasi sempre sovrapposto, separato invece nella zona del versante tirrenico.

    Più semplice la casa dei centri minori, mentre nei maggiori può alzarsi di un piano. Caratteristiche particolari assume nei centri rivieraschi, dove ne è tipico — come già si è detto parlando dei centri — lo sviluppo in altezza con ripidissime scale interne da cui si accede ad abitazioni di più famiglie. Qui la casa è spesso costruita sulla roccia che affiora tra i muri nell’interno stesso delle abitazioni.

    Nelle zone rurali, dove è sviluppata la mezzadria, particolarmente nel settore della provincia della Spezia, sono caratteristici gli accoppiamenti di due case, qualche volta allineate lungo la stessa isoipsa, altra volta una più bassa e una più alta, generalmente su fascia. L’una è più semplice e rozza, con rustico, generalmente la stalla, e un solo piano: è la casa del mezzadro. L’altra, più alta, più ampia, munita talora di torretta: è la casa padronale; anche questa è però in parte funzionale perchè presenta in basso il rustico, con la cantina e un magazzino; al primo piano di abitazione si accede direttamente; al secondo si accede per scala interna, ma non mancano esempi con scala esterna sui gradini della fascia e accesso indipendente al secondo piano.

    Le grandi costruzioni rurali per più famiglie, legate a grosse aziende, si può dire che mancano nella Liguria marittima; se ne trovano esempi nelle vallate del versante padano in provincia di Savona.

    Il materiale da costruzione, sia della casa isolata come della casa dei centri, è quasi dovunque la pietra fornita eia cave locali o vicine; le pietre sono rusticamente cementate e nei tipi più antichi e più rozzi non sono intonacate. Il pittoresco di queste scure case di pietra, tanto più scure nei centri ammassati con archi e volte di passaggio, nasce dal contrasto coi vivaci colori del paesaggio circostante, tanto più se a questo fa da sfondo il mare. Gli intonaci a vivaci colori, anche quando ricoprono le case antiche, sono una creazione recente: la più vecchia casa ligure, nell’interno come sulla costa, mette a nudo le pietre di cui è costruita.

    Vedi Anche:  Laghi e fiumi

    Insediamento rurale con centri e nuclei nel retroterra ligure: Càssego nell’alto bacino della Vara. In primo piano casa con rustico e pagliaio.

    Vecchie case nel centro di Vezzano Ligure.

    L’ardesia forniva le lastre per le ripide e frequenti scale in campagna come in città, mentre di ardesia o di altra pietra locale (qualche volta « pietra verde ») sono gli stipiti delle porte anche quando sono scolpiti.

    I mattoni si trovano usati nella costruzione delle case solo in qualche fondovalle del versante padano e nelle pianure alluvionali più estese del Sarzanese e della zona di Albenga. Invece nelle più alte zone di montagna, particolarmente nelle alte valli della provincia di Imperia, trova larga applicazione il legno, nelle logge, ballatoi e altre soprastrutture, oltre che negli interni.

    II tetto tradizionale della casa ligure è a lastre di ardesia, che provengono dalle cave della Val di Lavagna, o anche a lastre di altri tipi di roccia scistosa: è significativo l’aneddoto dell’emigrato in Argentina, che, preso dalla nostalgia della sua terra, si fece venire le « chiappe » di ardesia per ricoprire il tetto della sua casa a Rosario. Il tetto di tegole è di uso moderno; più antico è nelle regioni già citate dove compare la casa in mattoni. La forma più antica ormai rarissima è quella del tetto con la volta a botte nelle costruzioni unicellulari o fra un primo e un secondo piano. Quasi scomparso il tetto in paglia, che rimane in qualche rustico o fienile distinto dalla casa di abitazione.

    Vecchie case in pietra, nell’abitato di Baiardo.

    Gli archi di passaggio tra una casa e l’altra sono caratteristici dei centri liguri: ecco un suggestivo angolo della vecchia Bordighera.

    Dalla stretta via si intravede l’azzurra distesa del mare: una via di Cervo (Riviera di Ponente).

    Di varia forma, struttura e funzione i locali accessori, molti dei quali vanno però scomparendo per l’uso di mezzi più moderni o per l’abbandono delle attività tradizionali nelle zone più povere.

    Il fienile è quasi sempre distinto dalla casa e assume le forme più svariate: è solo o associato alla stalla o ad un deposito attrezzi. Nel caso più semplice è coperto da un piccolo tetto sostenuto da quattro pali (barco); se forma una vera e propria costruzione in materiale vario, può essere a due piani associato alla stalla: al piano superiore si accede per una scala a pioli. Il forno non sempre accompagna la casa rurale ligure, data la scarsità della coltura del frumento; quando compare, è quasi sempre esterno, in posizioni svariate; nella parete esterna della cucina, nella terrazza di ingresso, davanti alla facciata o anche staccato dalla casa. Nella zona di montagna e mezza montagna è invece frequentissimo il « seccatoio per le castagne »,detto localmente anche graclé o teccio: si trova talvolta nella casa, sopra la cucina, diviso da un graticcio perchè le castagne possano ricevere costantemente il calore del sottostante focolare acceso. Altre volte invece i seccatoi sono in piccole costruzioni a parte, nel bosco o al margine del paese; oppure sono accanto alla casa e servono da cucina in estate.

    La cucina della vecchia casa rurale è molto semplice, col focolare basso nel centro o da un lato, oppure col cosiddetto rumfò, cioè un fornello a legna più alto; ormai, a parte le più moderne sostituzioni del gas liquido, è sostituito quasi sempre da una stufa bassa su cui si può cucinare. Quali tipici attrezzi, ricordiamo i testi fatti di un fondo e di un coperchio di ferro che vengono arroventati, quindi vi si mettono a cuocere la focaccia di pane o quella di farina di castagne; la parte superiore del testo poteva tenersi appesa alla catena del focolare.

    Tra i locali accessori della casa va messo l’accento sulla cantina e sul frantoio familiare, legati alle due colture tradizionali della Liguria; essi si trovano nella casa e sono parte del rustico. I frantoi però sono ormai quasi sempre abbandonati perchè sostituiti dai frantoi elettrici a cui viene convogliata tutta la produzione di olive della zona vicina.

    Fanno parte degli accessori della casa la cisterna, quasi sempre interna ad essa, e il pozzo, nei tipi a bilancere, a secchia, a noria; sempre più frequenti divengono le pompe a motore.

    Oltre alle case di abitazione vera e propria e ai locali funzionali separati da esse, erano di uso frequentissimo in passato, molto meno oggi, sedi temporanee agricolo-pastorali o pastorali e anche rustici adibiti a depositi di foglie o altro materiale, o a stalla, eventualmente utilizzabili anche per temporaneo rifugio al tempo dei raccolti. Vi sono infine le capanne dei carbonai, peraltro quasi dovunque abbandonate.

    Sedi agricolo-pastorali a circa 1600 m. sul versante meridionale del Monte Saccarello (Alpi Liguri, alta valle Argentina).

    Vecchia Genova: i «Truogoli» di Santa Brigida nel 1900.

    Le più antiche di queste sedi temporanee sono le « caselle » rotonde in pietra, con tetto pure di pietra, che ancora si vedono nella zona occidentale in provincia di Imperia e risalgono ad epoca remotissima. Altrove le forme, la grandezza, il materiale cambiano moltissimo: talvolta sono a due piani, di cui uno può anche servire di abitazione provvisoria, talaltra sono semplici capanne. Anche il nome varia da zona a zona: casoni, casette, cavane, cascine, ecc.

    Le sedi dell’insediamento agricolo estivo si vedono ancora numerose nella montagna occidentale, in provincia di Imperia, nella zona intermedia di « mezzo monte », ma la decadenza dell’attività agricola porta al loro progressivo abbandono. Altra volta però, qui e altrove, si utilizzano come dimore temporanee le abitazioni che erano già sede dell’insediamento agricolo stabile.

    Le sedi dell’allevamento pastorale estivo, molto rudimentali in genere, anche se collegate con l’allevamento bovino, sono numerose nelle due più alte zone di montagne: nel settore alpino in provincia di Imperia, e nel più elevato settore appenninico in provincia di Genova. Da ricordare infine qualche sede di allevamento pastorale invernale nelle basse colline della Riviera dei Fiori, dove ormai scompaiono per l’estendersi delle colture floreali.

    Si è parlato della casa rurale e di quella dei centri minori; dell’arredamento interno della casa si dirà ancora qualche cosa nel capitolo dedicato al folclore, mentre dei vecchi quartieri di Genova e dei maggiori centri urbani si farà cenno nella parte descrittiva. Ma una rassegna, sia pur fuggevole, della casa ligure non può tralasciare le belle ville suburbane che i ricchi genovesi cominciarono a costruire nel Quattrocento e Cinquecento a Sampierdarena e ad Albaro; erano generalmente a due piani sopra il terreno, con loggia-torre e il giardino. Le ville si costruirono sempre più numerose e ricche nel Seicento e nel Settecento, nei dintorni, non solo di Genova, da Pegli a Nervi, ma anche di Savona e delle altre maggiori città. Vi lavorarono architetti e artisti di fama ed ebbero una nota inconfondibile dai bellissimi giardini, favoriti da una flora lussureggiante e dalla possibilità di uno sviluppo scenografico, perchè sorgono in pendio e godono del panorama verso il mare. Nell’Ottocento le ville si moltiplicarono nelle località di soggiorno e di villeggiatura della Riviera e i giardini si abbellirono sempre più di piante sub-tropicali.

    Per terminare questa rapida rassegna dei tipi di centri e case della Liguria si ricorderanno ancora due macchie di colore della zona rivierasca. La prima è data dall’abitudine di stendere i panni ad asciugare da una finestra all’altra perchè le case in Liguria, dove lo spazio è così avaro, non hanno cortili interni e le terrazze sono rare e poco spaziose rispetto allo sviluppo in altezza dei fabbricati: si ripete dalla stessa Genova ai piccoli borghi marinari. L’altra viene dai frequentissimi giardini e giardinetti pensili e dalle terrazzette fiorite che si affacciano qua e là a mettere una nota di inconfondibile poesia nel groviglio delle case ammassate: di lassù la vista spazia sul mare o ne « spia » l’azzurra distesa fra le case.